domenica 4 maggio 2014

le griglie


Partnership al progetto

Poiché il tema del mio progetto è “Nervi e l’architettura parametrica” sono stata spinta a comprendere qualche cosa di più su questo tipo di architettura; il mio contatto è stato, quindi, l’architetto Arturo Tedeschi (www.arturotedeschi.com). Collaboratore con diversi studi di architettura, è anche profondo conoscitore della modellazione parametrica, su cui ha scritto un libro e tiene corsi.

Nel confronto avuto con lui ho potuto chiarire alcune mie dubbi riguardanti questo metodo di progettazione, perché di questo si tratta: progettare delle regole che generano la forma e che variando originano modifiche in tutta la struttura. Parlando più nello specifico della mia idea, ha trovato un po’ azzardato la mia visione di Nervi come precursore di questo tipo di architettura poiché egli lavora con forme ottimizzate e di cui conosce già bene le risposte, in termini di forze. In merito alla parte architettonica mi ha infine consigliato di lavorare non tanto riferendomi al ponte sul Basento di Musmeci come era mi intenzione, ma di prendere a riferimento qualcosa che si ferisse alle caratteristiche ambientali del lotto.

domenica 6 aprile 2014

Il bang "famoso"....il flusso

Le pieghe sinuose della copertura in zinco del Riverside Museum di Glasgow s’inarcano ritmicamente seguendo la sua doppia curvatura che, come l’estrusione di un tunnel, termina sui due estremi con un taglio netto: un’estremità si apre sul paesaggio urbano, l’altra si affaccia sul fiume Clyde e ricorda al visitatore la grande tradizione cantieristica della città. Nel 2004 Zaha Hadid ha vinto il concorso internazionale per il Museo Nazionale del Trasporto con un edificio a forma di zeta che richiama la struttura di un capannone, segnato da una copertura a falde che pare il risultato di distorsioni ed estrusioni.
Il museo è situato lungo il fiume, a pochi minuti da una superstrada, dalla linea ferroviaria e da un parco. L’ingresso principale che dà sul lato strada è parte di una facciata larga 80 metri, in vetro nero. Di notte la grande vetrata diventa trasparente e lascia riverberare la luce all’esterno mentre il telaio forma una sottile filigrana. Di giorno invece il rivestimento della copertura in zinco grigio, nitido, materico, dialoga con la luce naturale, tagliente e mutevole, di Glasgow.
In un angolo all’interno del museo, si trova un caffè a triplice altezza con uno spazio all’aperto, le cui grandi vetrate panoramiche danno su un’area giochi con colline artificiali: parte dell’intervento paesaggistico, e sulle rive del Clyde con l’Auditorium e l’Hydro Arena di Foster. Infine, la pianta a zeta dell’edificio termina con una curva finale oltre la quale si ritorna all’ingresso settentrionale. Al piano terra viene sfruttato al massimo il movimento ritmico della forma dell’edificio e del soffitto, disponendo efficacemente strutture e servizi lungo le ‘pieghe’ della pianta: una lunga sequenza in cui troviamo, lungo la parete nord, negozi, ufficio informazioni, toilette e spazio didattico, mentre lungo il lato sud si trovano il caffè, altre toilette, una serie di ricostruzioni di negozi d’epoca e uffici. Lo spazio centrale, libero da pilastri, è dedicato a mostre temporanee. Il primo piano offre un ulteriore spazio espositivo con vista sulle esposizioni del piano terra e, attraverso le ampie vetrate, sul panorama post-industriale lungo le rive del Clyde.

Lungo il percorso, e vicino agli ingressi, si può ammirare il panorama esterno che dal lato della città offre una percezione vivida e diretta del traffico ferroviario e stradale.  L’andamento della copertura è la guida migliore per orientare il visitatore lungo il percorso e il progetto nel suo insieme, con lo spazio pubblico integrato, rappresenta un equilibrio funzionale fra un’espressione spaziale ermetica e aperta, e dà vita al  museo.


Espressioni digitali

Espressioni digitali

E' l'11 Settembre 2001: il mondo é cambiato. Cambia perché i paesi del Sud del mondo si fanno sempre più sentire grazie agli strumenti che il Nord gli ha dato ( la rete, l'elettronica, la globalizzazione).
Strumenti, crisi, sfide. Strumento é la parola chiave: qualcosa che può farci superare le nostre capacità, non un prolungamento dei sensi. In ogni epoca sono stati realizzati strumenti nati allo scopo di interrogarsi in maniera "alternativa" rispetto al mondo: Caravaggio e la camera oscura, Galileo e il cannocchiale, etc. Nella nostra epoca, il personal computer è lo strumento se considerato in situazioni di crisi può essere il mezzo risolutivo. Crisi: un'altra parola importante che conta sulla modernità per essere superata e poter diventare un valore.
Parlando dell'architettura la crisi che si può affrontare è una sfida necessaria della modernità e lo strumento per affrontarla è l'informatica: strumento caratterizzante la nostra epoca.
Paesaggi informatici. Il primo tema è la reazione del "paesaggio urbano" cioè la ricerca ad assorbire in elementi architettonici ambienti naturali. Gli architetti interessati in questo campo, creano nuovi paesaggi attraverso interconnessioni dinamiche, mutazioni o geometrie parametriche che sono tipiche del mondo elettronico. Il paesaggio informatico che ne emerge può essere indagato solo attraverso simulazioni al computer: le forme sono manipolabili tramiti algoritmi. Esempi importanti sono:
 l'International Port Terminal a Yokoama che rappresenta, con la sua copertura, un vero e proprio parco-urbano artificiale che deve le sue forme ad un controllo interamente digitale;
il Centro BMW a Lipsia che si muove tra i due corpi della fabbrica preesistenti e che non creano una limitazione, anzi inserendo i grandi binari delle catene di montaggio creano un nuovo paesaggio aperto al pubblico e a tutti i dipendenti.
La digitalizzazione. All in bit. Come non considerare in architettura lo strumento per noi più comune: i bit. Ne siamo ormai perennemente circondati tramite gli schermi che ci bombardano. Possono, allora, diventare un mezzo e un tema molto ampio di ricerca architettonica.
L'esempio più noto a livello mediatico, ma non per questo l'unico e neanche il primo, è lo Stadio Olimpico di Pechino,  con la sua pelle ricoperta di schermi e la struttura reticolare. Lo schermo può anche non essere elettronico e comunque catalizzatore di attenzione come lo è la sinuosa copertura del Mercato rionale di Santa Caterina a Barcellona dove la tassellatura vuole riproporre i bit. La digitalizzazione dell'edificio può, però, anche non essere realizzata esclusivamente allo scopo di rivestimento, ma anche per altri aspetti come nel SK Building a Seoul dove esiste una galleria d'arte elettronica o dove i lampioni sono "intelligenti".

In sintesi l'era informatica ci permette di far interagire sempre di più l'architettura con l'ambiente e con l'uomo: che sia per creare nuove forme e paesaggi, o per trasmettere informazioni questo strumento apre un mondo tutto nuovo di relazioni e di campi da indagare.